L'immenso coraggio di Chiara Balistreri
A Verissimo la coraggiosa testimonianza di Chiara Balistreri, la ragazza vittima di violenza da parte dell’ex fidanzato, che ha denunciato via social la sua paura di diventare l’ennesimo caso di femminicidio
Domenica 17 novembre a Verissimo la coraggiosa testimonianza di Chiara Balistreri, la ragazza vittima di violenza da parte dell’ex fidanzato, che ha denunciato via social la sua paura di diventare l’ennesimo caso di femminicidio.
La storia di Chiara Balistreri
Chiara oggi ha 22 anni e vive a Bologna. Ne aveva 14 quando ha conosciuto Gabriel. All'inizio della loro storia lui le diceva: "Ho visto mia mamma soffrire, quindi mi sono sempre promesso che tratterò la mia donna come una regina", come aveva raccontato la stessa Chiara Balistreri in un servizio a Le Iene.
Dopo diversi mesi di frequentazione arriva il primo schiaffo, durante una litigata. "Io non sono questo, tu mi hai conosciuto per come sono realmente, se sono arrivato a prenderti a schiaffi è colpa tua", si giustificava Gabriel. Con il passare del tempo, le violenze aumentano: "Mi ha preso la testa e me l'ha sbattuta sul muretto". Ma con esse anche le scuse e le giustificazioni: "Ti amo da morire, sei la donna della mia vita, ti prego scusami, non lo farò mai più, ti prometto che cambio". Chiara lo perdonava e si trovava a passare sempre più tempo a casa di Gabriel.
"Lui aveva capito di avermi in pugno, che ero plagiata e ha iniziato ad alzare sempre di più l'asticella", aveva detto Chiara sempre a Le Iene. Sua mamma aveva capito che ci fosse qualcosa di strano, ha provato ad aiutare la figlia, persino a cercare un contatto con la mamma di Gabriel, ma senza successo. La mamma di Chiara arriva a sporgere una denuncia, essendo la figlia minorenne, per far intervenire i servizi sociali. Chiara viene messa davanti a un ultimatum: tornare a casa o andare in comunità. Lei va in comunità, ma poi fugge per tornare da Gabriel. "Quella di mia figlia era una dipendenza", ha affermato la mamma di Chiara.
Nel frattempo la ragazza continua a subire violenze di ogni genere: "Mi prendeva a cinghiate con il guinzaglio del cane. Mi prendeva a calci sulla schiena". In uno degli episodi di violenza, Chiara perde i sensi: "Non riuscivo a respirare dal dolore". Gabriel sembra pentito: "Si mette a piangere e in quei momenti ero io a consolare lui". A un certo punto Gabriel torna in Romania - Paese di cui è originario -, Chiara lo segue, poi torna in Italia e torna anche lui. Le violenze continuano.
A un certo punto Chiara, con l'aiuto di sua madre, trova la forza per lasciarlo, cerca di riprendere la sua vita in mano e inizia a lavorare. Lui vorrebbe continuare a manipolarla: le manda foto in cui è insanguinato e minaccia di farsi del male. Chiara cade nella trappola. Arriva però l'episodio che cambia la vita della ragazza: durante una forte lite - scattata per gelosia - Gabriel la picchia così forte da romperle il naso: "Mi voleva buttare giù dalle scale. L'ho guardato in faccia e ha iniziato a prendermi a pugni in faccia. Al terzo pugno mi ha rotto il naso, sentivo il sangue scendere a fiumi". La ragazza insiste per farsi accompagnare in ospedale, dove è partito il codice rosso a cui segue una denuncia da parte di Chiara. La ragazza, poi, racconta la sua storia sui social, mostrando i lividi, mostrando Gabriel.
Nei 2022 nei confronti di Gabriel scattano le misure cautelari, ma lui scappa e viene dichiarato latitante. Nei due anni e mezzo di latitanza, continua a minacciare Chiara e la sua famiglia. La sua presenza viene segnalata a Bologna, dove vive Chiara. Gabriel viene arrestato, ma gli vengono concessi gli arresti domiciliari da cui lui fugge.
Dopo la fuga di Gabriel dai domiciliari, Chiara pubblica un video sui social, in cui usa parole fortissime, che vengono riprese dai principali media italiani. "Vorrei ringraziare il giudice che gli ha dato la possibilità di tornare a casa sua con gli arresti domiciliari, di farlo scappare la seconda volta dopo che è stato latitante per due anni e mezzo. Mi chiedo e mi domando anche se quel giudice avesse dato la stessa pena a Gabriel e lo stesso metro di misura, se io fossi stata sua figlia. Mi domando perché in Italia bisogna per forza aspettare la tragedia per muoversi e per fare qualcosa nel giusto modo. Preferisco dare la mia testimonianza e parlarne ora e raccontare tutto quello che c'è dietro a una donna che denuncia, ad uno Stato che non ascolta e che non ci tutela. E preferisco registrarmi da viva, prima che diventi l'ennesimo caso di femminicidio".